Tante volte ci si chiede se un “disturbo” fisico è sinonimo di una patologia e, quindi, merita di essere attenzionato perchè equivale ad un sintomo, oppure si tratta di un comune “acciacco”: un fastidio che può essere ignorato o gestito in autonomia senza alcuna preoccupazione.
Alcune patologie di cui mi occupo esordiscono lentamente e con dei modesti sintomi che, se presi in tempo, consentono di prevenire un peggioramento. D’altro canto alcuni “malesseri” fanno parte della vita di tutti i giorni, specialmente nei giorni in cui non ci prendiamo cura del nostro corpo, e possono a volte essere ignorati, a volte trattati con prodotti da banco, o magari con dei consigli ricavabili proprio da internet.
Ma quando un “comune disturbo” deve essere portato all’attenzione del medico curante o di uno specialista? Quando erriamo nell’associare un comune disturbo a un sintomo di una patologia innescando una preoccupazione nociva a noi stessi? O quando, invece, sbagliamo nel rinviare una visita perchè un disturbo fisico lo riteniamo “normale”?
Insomma quando rivolgersi a un medico? Quando è il caso di provvedimenti “fai da te”?
Il dolore, specie se ricorrente e motivato, è sempre un sintomo ed è opportuno porre attenzione. Ma il “fastidio”? O la difficoltà a compiere un gesto, anche in assenza di dolore? Alcuni sono comuni disturbi. Altri sono sintomi! Come interpretare?
Beh, una regola assoluta non può certamente esistere ma posso elencare alcuni comuni disturbi augurandomi che possano essere da guida per alcuni di voi.
Non riesco più ad allacciare il reggiseno

Quando ci accorgiamo che lentamente il nostro fisico non ci consente più di effettuare alcuni movimenti che precedentemente eseguivamo con naturalezza, come, ad esempio, allacciare il reggiseno con entrambe le mani dietro alla schiena, ciò prende il nome di “limitazione funzionale” e può essere spia di una graduale sofferenza di alcuni dei tendini della cuffia dei rotatori (spalla).
Mentre una limitazione funzionale che compare improvvisamente viene spesso attenzionata, anche perchè associata a dolore; un lento sviluppo di una limitazione può portarci a prestare scarsa attenzione. La gestione di una tendinopatia degenerativa in fase iniziale offre molte possibilità di prevenire una lesione tendinea (quadro che spesso richiede un trattamento chirurgico).
Per accavallare le gambe ho necessità di aiutarmi con le mani

Anche un gesto comune come accavallare le gambe può risultare, anche se non doloroso, difficoltoso nei primi gradi di sofferenza dell’anca. La progressiva difficoltà ad allacciare le scarpe, entrare nella vasca da bagno (scavalcare un ostacolo) o aiutarsi con la mano che supporta la coscia dall’esterno per accavallare le gambe possono essere sinonimi di una graduale limitazione funzionale che, come sopra, può essere sinonimo di patologia ai primi stadi.
Mi si addormentano le mani

L’addormentamento delle mani è un sintomo molto comune a tante patologie ma può essere anche un disturbo “comune” di cui non preoccuparsi.
In sintesi: quando l’addormentamento delle mani (“parestesia”) avviene solo di notte o solo in alcune posizioni, non causa risveglio ed è sporadico può essere un normale disturbo, transitorio, legato al mantenimento di una posizione scorretta. Un cuscino non adatto, una postura che determina una minima compressione di una radice nervosa causa una lenta comparsa di formicolii e addormentamento. Il mantenimento di tale postura può portare a trovarci al risveglio con un arto intero completamente addormentato ma che si “risveglia” dopo pochi minuti cambiando posizione. Tutto ciò se sporadico non deve destare preoccupazione.
Quando l’addormentamento (o il formicolio) diventa dolore, causa risveglio o non cessa al cambiare della posizione occorre che sia attenzionato. Una discopatia (ernia cervicale o lombare), una sindrome canalicolare (Sindrome del Tunnel Carpale, ad esempio) sono frequenti cause di tali disturbi che, nelle prime fasi, rappresentano sintomi importanti per una diagnosi precoce.
Le mie ginocchia fanno rumori quando le piego

Gli scrosci articolari destano spesso una preoccupazione maggiore della loro reale importanza.
Se durante una flessione di ginocchia o caviglie (ad esempio durante un’accovacciamento) sentiamo “rumori” articolari, non necessariamente ci si trova d’innanzi ad una patologia. Se gli scrosci non sono associati a dolore o ad altri sintomi potrebbero significare un normale “invecchiamento” delle articolazioni che non è patologico. La cartilagine articolare, come tutto il resto dell’organismo, si impoverisce con il passare degli anni. Per rallentare questo processo è spesso sufficiente prendersi cura del proprio corpo mantenendo il giusto peso corporeo e facendo una costante attività fisica senza ricorrere ad alcun trattamento specifico.
Per fare la retromarcia in auto ho bisogno di usare specchietti o videocamera

Non per imperizia ma perchè il nostro tratto cervicale non esegue completamente o comodamente una rotazione completa. Se ci accorgiamo che seppur senza significativi dolori stiamo sviluppando una limitazione funzionale in rotazione (non riusciamo ad arrivare, rotando il capo, quasi con il mento a livello della spalla) spesso ci troviamo di fronte ai primi sintomi di una patologia degenerativa (come l’artrosi, anche precoce) del rachide cervicale.
In questi casi l’unico reale trattamento è la prevenzione, quindi giungere a visita ai primi sintomi consente una migliore cura!
Quando ruoto il collo sento una sensazione di “sabbiolina”

Come già detto per gli “scrosci” articolari, spesso siamo d’innanzi a un fenomeno para-fisiologico (cioè quasi normale!) per un invecchiamento delle strutture deputate al movimento (come la cartilagine articolare, presente nelle piccole articolazioni tra le vertebre). Un rumore derivante dall’attrito tra le superfici articolari simula quello che viene prodotto dalla sabbia presente tra gli ingranaggi: suono tanto spiacevole quanto poco preoccupante, se non associato al dolore.
Diagnosi precoce
É come intervenire quando si intravede un alone di umidità nel tetto. Il trattamento sarà certamente meno impegnativo di quando si attende che l’umidità si sia estesa a più pareti per chiedere aiuto!
Ho deciso di tenere “aperta” questa nota per aggiungere ulteriori “sintomi” o “acciacchi” che mi verranno segnalati dai pazienti. Per comunicare con me è sufficiente inviare una mail a info@fisiatrainterventista.it.
Grazie.